Benvenuti nel primo episodio di PARALLELO!
Un parola che da dove vengo significa “una copia non ufficiale, ma molto fedele all’originale”. Un po’ come il rap al di fuori degli Stati Uniti, no?
Io sono Eugenio e in questa newsletter proverò, abbastanza a ruota libera, a consigliare i miei album preferiti del momento, condividere qualche pensiero riguardo i trend del momento e sopratutto parlare di rap e rapper.
Come pezzo inaugurale di questa newsletter ho deciso di parlare di qualcosa di davvero parallello, poi vedrete perché: la drill.
Da un po’ pensavo a come provare a scrivere di qualcosa sui rapper che stanno venendo fuori da Londra e i loro problemi con la giustizia – traducibile quasi solo in knife crime. Ho capito di non averne ancora la coscienza per farlo, ma questa l’infinita quantità di musica e documentari – locale britannica – che ho divorato nell’ultimo anno mi ha sicuramente aiutato a scrivere qualcosa di simile.
Stare anche solo da 2 mesi in Gran Bretagna mi ha fatto avvicinare ancora di più alla scena musicale del posto. Hanno fatto tanto Google, i cookie e tutti i vari poster degli eventi live trovati nei pub di Glasgow. Ha fatto molto lo stare a casa da un mese, ormai.
Senza prenderci in giro però, per me scena musical significa solo rap e se traduciamo rap in UK è quasi solo Greater London.
Il rap che mi mostrano GRM daily, Link up tv e anche SBTV music – i principali canali di diffusione di video rap – è sempre e solo drill. La drill fatta da artisti locali in UK arriva nel 2017 e da allora la parola grime è piano piano scomparsa dalla circolazione. Ho negli imparato che significa drill a Chicago – dove è nato questo sottogenere – e adesso sto imparando cosa significa drill in UK (qui documentari e serie negli anni).
Mi ha affascinato in prima istanza come l’evoluzione di questa corrente statunitense abbia preso una connotazione estremamente personale qui. Ascoltando adesso il primo Chief Keef, Capo o Lil Reese non è facile trovare una così palese imitazione nei vari 67, Corleone o Fredo.
I ragazzi inglesi raccontano la loro strada, il loro block, i loro feds e le produzioni sono altrettanto “originali” e locali (kick e snare a frequenze altissime). Proprio sulle produzioni il caso Pop Smoke è il più chiaro esempio di come le influenze siano circolari: la drill nata a Chicago, diffusa nel mondo e in particolare in Gran Bretagna, per poi tornare in pompa magna – nel caso di Pop Smoke – a New York, ma con un produttore inglese (808Melo).
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La vera nota comune però di questo sottogenere nei vari stati sembra essere l’affiliazione con la criminalità. Negli USA il discorso è, più che altro per natura legale, più serio e legato alle armi da fuoco – Young Chop in questi giorni vi saprebbe dire anche perché – mentre in Gran Bretagna è indossolibilmente legato al cosiddetto, come dicevo in precedenza, knife crime.
Senza entrare nello specifico, si definisce knife crime anche il solo possesso di un coltello senza il giusto permesso, quindi non per forza quando si attenta alla vita altrui usando effettivamente l’arma. La risonanza mediatica di questo tipo di crimine è esplosa proprio negli anni a cavallo tra il 2017 e il 2019, quando la drill ha preso effettivamente la testa delle classifiche e la quasi totalità dei live.
I contenuti de testi rispecchiano quindi spesso la vita criminale, personale o non, passata o anche ancora presente, della periferia. Concentrandoci su Londra in particolare, nel documentario di GRM a riguardo, è mostrato come più di un partecipante di un video musicale rap sia stato coinvolto nell’omicidio di Jason Isaacs, in seguito ad un assalto ingiustificato nelle strade della capitale britannica. In questo caso il così stretto link tra musica e knife crime rende ovviamente condannabile un genere che inneggia alla vita criminale. Altre volte, in maniera più frequente, capita che proprio per possesso illecito rapper anche ben riconosciuti si trovano nei guai con la giustizia – J Hus, Headie One e Digdat infatti hanno visto il carcere per qualche mese solo nell’ultimo anno.
Come controparte è però altrettanto vero – come anche sponsorizzato dal sindaco di Londra stesso in questo documento – che un buon esempio, di successo o di riabilitazione, è talvolta meglio del diretto intervento statale. Molti rapper – in questo caso Skegdo&AM e Kidavelli i più espliciti – ci dicono proprio che il loro racconto di strada è rivolto proprio a questo scopo. Se svolgo attività illecite di certo non lo pubblicizzo a milioni di persone. Se mostro e racconto il mio benessere è per dimostrare che uscendo dal giro delle “gang” si può condurre un’esistenza più serena e usare il proprio tempo per fare altro: musica.
Io questo musica l’ascolto e apprezzo la realtà di molte di queste situazioni. La drill per molti è una via di fuga, per altri è solo un altro modo per mostrarsi e continuare a delinquere. Scegliere e individuare le due cose è quasi impossibile, ma so per certo che condannare un’espressione artista a prescindere è più che sbagliato.
Di certo io non vivo questo in prima persona standomene nella mia stanza nel centro di Glasgow, ma l’influenza culturale locale che arriva in qualsiasi angolo di questo paese è inevitabile e incontrollata – ancora, spesso più per le tendenze di youtube che per altro.
(Tutto il pezzo è stato scritto con questa playlist come sottofondo).
*1. nella foto M Huncho ad un suo concerto mentre indossa la maglia di Odell Beckham Jr.
Grazie per il tempo.
Per il prossimo episodio vi anticipo che si parlerà ancora di drill, ma questa volta degli artisti che mi piacciono di più. Quindi, mi raccomando, condividetela con i vostri amici e anche nemici.