Bentrovati su PARALLELO!
Oggi vi scrivo senza premesse particolari. Non posso negare che da mercoledì scorso, 25 novembre, qualcosa sia cambiato. Ho ascoltato troppa poca musica da quando Diego Armando Maradona è venuto a mancare. D’altronde come si fa a sentire altro che non siano i proprio pensieri quando hai la testa piena.
Non scriverò uno speciale, ma una riflessione su cosa porta (a me) una mancanza nel mondo dell’arte. Perché per Diego, di arte stiamo parlando.
Faccio tantissima difficoltà ad accogliere bene gli album postumi. Anzi, quando un rapper (o altro artista) muore, quasi mai ascolto le pubblicazioni postume.
Non so perché, ma proprio non mi va di giudicare qualcosa che è stato prodotto da chi – molto spesso – alle spalle di una morte vuole solo lucrare. Non è nemmeno questione di sentimentalismo, la musica postuma non fa per me (a patto che sia dei miei anni e.g. Tupac è morto anche prima che nascessi). Quello che è stato fatto alla discografia di XXX Tentation è ai limiti dell’imperdonabile – release a mo’ di playlist – e con Juice WRLD e Lil Peep non si va tanto lontani. Il lavoro fatto con la musica di Cadet è stato, invece, leggermente migliore.
Certo, ci sono delle eccezzioni. 3 dischi, in particolare, hanno avuto un impatto fortissimo nella mia “vita da fan”. Ma in maniera incredibilmente diversa.
Il primo in ordine di tempo è Circles di Mac Miller: mai ascoltato. Perché è un affronto al valore “in vita” del rapper? No, proprio no: di Circles ne ho sentito parlare solo benissimo. Il problema sta nell’emotività che mi ha trasmesso Swimming – album pubblicato poco prima della morte per overdose di Mac. Ascoltando tantissimo quel disco e ammirando il suo tiny desk concert, onestamente non me la sono sentita di affrontare Circles. Perché farsi del male?
Il secondo è Adios Bahamas di Népal – che ho anche consigliato qualche tempo fa. La musica di Népal è altrettanto emotiva e sentita e quando dopo l’estate era stato annunciato Adios Bahamas non stavo nella pelle. Poi a novembre del 2019 Népal è morto in circostanze mai dichiarate e non potevo fargli un torto. Il rapper parigini aveva lui stesso lavorato per intero al disco, non un album di facciata. Un ringraziamento per quello che ci ha lasciato non manca mai quando lo rimetto in cuffia.
L’ultimo album postumo che ho ascoltato con piacere e soprattutto enorme “what if” è quello di Pop Smoke. Pop mi faceva impazzire e, ancora, la sua musica e il suo stile sono stati una grande svolta per il mio 2020. Shoot For The Stars Aim For The Moon non è stato interamente pensato e concluso da Pop Smoke, ma il suo momento di massimo splendore musicale è stato così breve che la curiosità è stata troppo forte. Le parole di 50 Cent e la movimentazione che c’è stata dietro lo sviluppo del disco mi hanno dato un’ulteriore motivazione. Purtroppo questo è l’unico progetto, di quelli citati, che mi soddisfa davvero poco. Troppo acerbo, fermato alle porte della sua forma definitiva.
E voi? Che rapporto avete con la musica pubblicata postuma?
Grazie a voi e grazie Diego.