Bentrovati su PARALLELO!
Accolgo a braccia aperte i nuovi arrivati e stringo con vigore le mani di chi c’è da un po’ (ovviamente a distanza di sicurezza anche se in maniera virtuale). Per darvi qualche aggiornamento rispetto a settimana scorsa, ho iniziato a leggere “Limonov” di Carrère, Arca ha pubblicato un disco spaziale (non ascolto altro da venerdì) e Nick Kyrgios sembra la persona con più lume della ragione nel mondo tennis. Insomma, tutto regolare.
Oggi, anche abbastanza velocemente, vorrei parlarvi di un argomento che sta girando tanto da una settimanella: Gué Pequeno. No, non mi metterò né a scrivere di “Mr.Fini” né di tutta l’intervista a Rolling Stone – per quella vi consiglio di leggere l’ultima puntata di Paper Boi (newsletter di Tommaso Naccari).
Infatti mi voglio soffermare su un aspetto in particolare che Gué tende a sottolineare più o meno sempre, ovvero la street credibility.
Diciamo le cose come stanno: fa caldissimo. E con queste temperature insostenibili ogni tanto capita di sentire o di leggere cose che forse in primavera e in autunno non leggeremmo mai. D’altronde credo di aver visto nei film solo gente che delira nel deserto, non in mezzo agli alberi in fiori.
Gué Pequeno durante le interviste pre Mr.Fini, prima al Cds e poi a Rolling Stone, mi pare possa essere stato affetto da qualche sbandamento dovuto proprio al caldo eccessivo di Milano. O almeno spero.
Nel mezzo delle mostruosità partorite dal rapper ex Club Dogo la cosa di cui mi sento in grado di parlare è proprio come dicevo quella della credibilità di strada (come trascritto nell’intervista a RS). Gué si vanta di come lui frequentasse “i criminali” prima dell’entrata in major del 2007 – quindi era già bello preparato a cosa? Le dinamiche di una multinazionale? – e che se ti vesti da confetto o hai un borsa non sei real.
*Premessa. Non mi sarei mai aspettato niente di diverso da Gué, d’altronde la sua storia parla di questo, però è scoprilo in maniera così esplicita che colpisce.*
Devo dire che quando ho letto quella roba (che faceva seguito al fake dato a Ghali qualche giorno prima) ho pensato subito a quanto fosse invecchiato male. La secondo cosa che mi è venuta in mente, avendo un maggiore conoscenza della scena rap internazionale, è la trasposizione di quello che dice Gué – che ne so – negli Stati Uniti. E lo sapete perché? Perché dopo aver finito di leggere la squallida intervista ho aperto Instagram e, tra le varie storie, ho visto quella di Freddie Gibbs che insegnava al figlio come usare il vasino (in mezzo a tante altre decisamente più strane).
Freddie Gibbs coinvolge spesso sui social i suoi due figli, in particolare il più piccolo che lui chiama giocosamente Rabbit (e che ha fatto apparizione in questo leggendario freestyle) e con cui sembra avere un rapporto splendido. In realtà, Rabbit è stato riconosciuto da Freddie solo quando aveva 9 mesi, nel momento in cui il rapper di Gray, Indiana ha deciso di cambiargli nome da Ethan a Freddie Gibbs Jr (malgrado Freddie Gibbs si chiami Tipton di cognome).
Ecco, secondo voi Freddie – dato che bada ai figli, li porta a a scuola e li fa giocare al parco – secondo i canoni di Cosimo Fini può essere real? Che street cred può avere un rapper del genere? Chissà cosa dovremmo pensare noi, dopo aver ascoltato “Alfredo” oppure “Bandana” e poi aver visto roba del genere.
Ma visto che la storia mi sta particolarmente a cuore, mentre scrivevo questa cosa mi è balzata in mente anche la seconda puntata di Rapture – serie di Netflix che racconta i lati meno conosciuti di alcuni rapper americani – che vede protagonisti Nas e Dave East. Da grande fan di Dave East, come non potrei ricordare la scena dove Dave afferma che la figlia sia adesso la prima ragione per cui continua a fare il mestiere del rapper e che lo tiene lontano da guai? L’amico fraterno di Nipsey Hussle e King Shooter (pace all’anima loro) e firmato da Nas sarà abbastanza real malgrado i pannolini cambiati?
Potrei mettere in mezzo anche il recentissimo Rmr, ma gli esempi potrebbero davvero essere mille. Parlare di street cred nel modo in cui lo fa Gué è antico e ormai non regge più. Perché poi mi interesserebbe sapere della sua valutazione nei confronti di Tony Effe? Come mai lui ha superato il test?
Ragazzi, oggi chiudiamo questa puntata e spero la mia settimana di polemiche e lamentele.
Se aveste altro da aggiungere, rispondete pure alla mail e fatemi sapere.
Io nel frattempo mi preparo per la punta speciale per i primi 6 mesi dell’anno :)
Grazie del tempo!
Nell’archivio se vi va ci sono le puntate precedenti: rap francese, inglese e anche napoletano. Servitevi da soli.
Ah, grazie anche all’amico Emanuele de La Riserva.